Il gioco della pittura by Philippe Daverio

Il gioco della pittura by Philippe Daverio

autore:Philippe Daverio [Daverio, Philippe]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 12345
editore: Rizzoli
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


1401~1428

Masaccio

L’antichità imperativo morale

Che anno eccezionale quel 1424 in Italia centrale! Lorenzo Ghiberti, maturo scultore di quarantaquattro anni ha appena avuto l’incarico di inventare le porte di bronzo del battistero di Firenze, di fronte a quelle del duomo. Jacopo della Quercia, ormai solido cinquantenne che ha girato tra Lucca, Siena e Firenze, riceve l’incarico per il portale di San Petronio a Bologna. Donatello, quasi quarantenne, sta lavorando sulle due statue previste per il lato nord del duomo, il profeta Abacuc, che i fiorentini chiameranno “lo Zuccone”, e il profeta Geremia. Il rinnovamento della scultura procede in modo velocissimo grazie alla riscoperta antiquariale del passato, il quale diventa modello. Sin dai primi anni del XIII secolo, infatti, lo stile scultoreo supera la sua contingenza ritrovando gli esempi romani. La pittura, invece, rimane fortemente legata a modelli bizantini che solo i primitivi – e Giotto poi, in modo magistrale – cominceranno a fare evolvere. Il peregrinare di Giotto fa proseliti tra Assisi e Padova e infine durante la sua lunga permanenza fiorentina, dove l’architetto si è espresso per anni come puro sognatore, diventa concreto e lascia una linea concreta nel campanile e un’indicazione futura negli affreschi.

Quella Firenze si farà fiera e autonoma, riuscirà a superare la peste nera del 1348 con maggiore fortuna di Siena, resisterà alle ambizioni egemoni del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti. Firenze diventa baluardo contro il lombardo combinando le armi con le parole, grazie alla forza e alle idee di un uomo singolare, Coluccio Salutati, il cancelliere alla guida della Repubblica dal 1375 fino alla sua morte, nel 1406. Salutati fu il prototipo dell’umanista politico, lui che fermò le pressioni esterne con l’oratoria e con il suo testo De Tyranno, scritto nel 1400 appositamente contro il Visconti, dove l’uso del latino di Cicerone si fece strumento di convinzione congedando definitivamente la retorica medioevale. Ridiede egli vita alla grafia carolina del IX secolo sostituendola a quella gotica allora imperante, lui che aveva fatto nascere la prima cattedra di greco classico nel 1397 con Emanuele Crisolora da Costantinopoli. Il Rinascimento, prima che artistico, fu letterario e politico. Ed è questo il mondo in rinnovamento nel quale cresce Masaccio, nato nel 1401 a San Giovanni Valdarno, un avamposto delle terre nuove fiorentine dinanzi ad Arezzo, inventato nella sua urbanistica un secolo prima da Arnolfo di Cambio, il quale vi aveva disegnato la piazza centrale e le vie all’antica che si incrociano perpendicolari.



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